Da ninnanna talamimamma di Anna Maria Farabbi
Dedico questo libro alla befana
perché è una femmina che offre la sua età, senza nasconderla, single, femminista, libera, nomade, attraversa i confini e i pregiudizi, non si fa condizionare dalle mode. Cavalca volando una scopa e la rivoluziona, cioè si serve di uno strumento domestico, prevalentemente usato dalle donne in casa, e lo fa diventare un mezzo volante. Non più chiusa tra quattro pareti a spazzare, la befana vola tra cieli, mari e terre, senza ubbidire a chi la vorrebbe casalinga, sedentaria, ubbidiente, domestica e servile…
Questo è uno dei suoi insegnamenti:
se ti senti separata sei sola
e tristemente singolare
ma se ti senti insieme alle altre creature del creato
diventi gioiosamente plurale
UN’OPERA CHE ACCOMPAGNA IL BELLISSIMO LAVORO IN POESIA DI ANNA MARIA FARABBI ninnananna talamimamma
Le bambine e i bambini, i ragazzi e le ragazze hanno verso il mondo e la vita una curiosità che si modella sull’incantesimo della prima volta, del primo sguardo, del primo nome. Un’originalità che si accompagna alla “maraviglia”, quella che grandi poeti conoscono nel sentire dell’infanzia e della poesia. Poi gli stereotipi del comune vedere capire giudicare incasellano gli stupori in forme dai margini precisi che servono per vivere con gli altri, condividere progetti e relazioni. Il mondo dei grandi. Ma ogni tanto, nella storia, gli schemi vengono rotti e nuove visioni del mondo cambiano gli occhiali e le cose. La poesia lo fa sempre. Ecco perché è importante porgere alle ragazze e ai ragazzi la poesia nella sua forma più ricca e complessa. Per mettersi, quindi, nella taglia adatta a bambini e bambine, a ragazzi e ragazze, non si deve proporre poesia minore, forme di lallazione in versi, abbassate cioè a maniere scadenti, retoriche, banali con intenti di falsa facilità. Così Anna Maria Farabbi ha pensato la poesia di ninnananna talamimamma: la postura più ‘bassa’ è solo per sentire “i fili dell’erba cantare”. Non si vuole, peraltro, sminuire il valore delle narrazioni in versi, delle filastrocche e opere simili, che raggiungono anche livelli letterari altissimi: per tutti, si pensi ai vertici di Gianni Rodari. È un genere diverso dalla poesia, adiacente, ma diverso. Più immediato forse, con propri specifici obiettivi pedagogici e conoscitivi. Dire che la poesia è altra cosa, non significa fare gradazioni di valore. Né separare in comparti stagnanti. La poesia ha bisogno di essere usata con le sue maniere, i suoi strumenti. Le bambine e i bambini, i ragazzi e le ragazze sono spontaneamente svelti a praticarne l’uso, diventano incredibilmente agili a muoversi nella naturale complessità della poesia. Hanno solo bisogno di cominciare col far di conto, come è stato per arrivare a risolvere i problemi e le equazioni. Con la poesia impareranno ad entrare nel miracolo della parola, che tocca le cose senza toccarle, che mette in relazione l’emozione e il pensiero interiori col mondo che sta fuori, che fa esistere qui, presente, ciò che è assente, da un’altra parte, o che non c’è affatto. Una parola sempre nuova.
Un importante ritorno nella nostra Collana Romanzi, quello dell’autrice Gabriella Bordoli che ha pubblicato con noi delle bellissime storie come Stelle e fari nella notte, Taci e la tutor, Poke storie qui si tratta di ragazzi veri.
Spesso i libri vogliono insegnare qualcosa: questo no.
Spesso un libro vuol spiegare qualcosa secondo un certo punto di vista: questo no.
Spesso i libri parlano di un passato lontano, molto lontano, o di oggi: questo no.
Spesso i libri rincorrono temi “caldi” propri del periodo in cui son scritti: questo no.
Quando è nato questo libro non c’erano gli smartphone, non c’era Instagram, i Tag. Ecco, se ci fossero stati i tag, questo racconto sarebbe andato sotto “formazione, adolescenza, crescita, emarginazione,” Ma i Tag non c’erano. Io dico solo che è una storia pericolosa, da leggere, da assaporare come una fiaba; come Cappuccetto Rosso, come Pinocchio… Ma mi sto allargando troppo!
In fondo questo libro vuole soltanto raccontare una storia, accaduta forse alcuni anni fa: in un anno, che non aveva niente di speciale, se non che giù, nella Piana, nevicava ancora in inverno e in autunno pioveva tanto. Non sono passati tantissimi anni da allora: io già c’ero.
giovedì 23 novembre, ore 17
via Po 2 – San Martino Siccomario
(incrocio semaforo per la Rotta)
laboratorio di creazione di segnalibri in carta riciclata
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Recensione su ninnananna talamimamma di Anna Maria Farabbi
GRADIVA n° 64
di Plinio Perilli
ANNA MARIA FARABBI, ninnananna talamimamma, Trivolzio (PV) – Perugia, coedizione: Kaba edizioni – pièdimosca edizioni, 2023, pp. 128, € 16,00.
Eclettica, versatile, poetessa di tempra libera, con in più una ricca, insondabile risorsa e dedizione maternale, oltre all’etica pura d’una educatrice nata, pedagoga già in versi, Anna Maria Farabbi mi colpì molto, in pieni anni ’90 (erano usciti testi sorprendenti, come Fioritura notturna del tuorlo, 1996) e insomma decisi di chiudere bellamente proprio col suo nome fresco e incorrotto ad ogni vento, la mia vasta antologia Melodie della Terra. “Novecento e Natura”… Perugina, classe ’57, la Farabbi non ha mai deluso la mia voglia di una poesia ispirata quanto sorvegliata, alternando le sue belle, nuove prove liriche (Il segno della femmina, 2000; Adlujè, 2003; La luce esatta dentro il viaggio, 2008) con prose di prim’ordine; oltre alla traduzione di autrici esemplari come Kate Chopin, e in più la curatela nobile e quasi iniziatica di voci importanti, talune pressoché mitizzate (citiamo infatti la povera poetessa pugliese Claudia Ruggeri, talento vorticoso, ahilei, nel cupio dissolvi).
Di più: Anna Maria si è spesso dedicata a scrivere e diffondere favole, narrazioni di libera fantasia, per aggregare l’interesse verso e dei giovanissimi, con nuovi, fascinosi libri anche illustrati, nati apposta per contaminarsi e irradiarsi nel vero mondo infantile, a suo modo poderoso di spunti, di stigmi, di semi (anche spine) di una nuda, indicibile felicità… «io so parlare alle nuvole mentre passano // quando il sole vi si nasconde / e quando piangono la pioggia bella».
Ora con ninnananna talamimamma, ci dona una riedizione di un’opera tutta nuova che torna alle origini orali del canto, e s’indirizza non più solo ai bambini, ma anche ai ragazzi e ai loro insegnanti. Con l’accortezza di aver favorito e predisposto in rete una didattica di ricerca che reinventa una vera e propria caccia al tesoro, e si dona a un libro disponibile ad essere ascoltato in qr code, proprio per insegnare – anzi instillare meglio ai più piccoli lettori il lavoro nel ritmo e nel colore della voce: «ninnananna alle bambine ai bambini che in futuro / governeranno paesi e città / sia con carità con cuore con ascolto / nel dialogo dentro cui ogni persona ha valore / nel plurale nessuno è primo a nessuno nessuno / è ultimo».
La Farabbi ha anche diretto laboratori di ascolto e scrittura presso istituti per disturbi alimentari, comunità psichiatriche a doppia diagnosi, sino a poter gestire e animare importanti laboratori esperienziali di poesia che puntano ad approfondire “L’esperienza sensoriale della poesia”, o magari un provvido e misterioso “Viaggio interdisciplinare nel profondo femminile, attraversando una stella a cinque punte: Tiresia, Penelope, Antigone, Cassandra, Medea”… Un “abbecedario” chiude e chiosa il libro con una verve deliziosa (es. «mianostra: non è un errore di stampa questa unica parola invece di due separate. È una mia creazione per rafforzare il pensiero che la lingua non è esclusivamente mia ma appartiene a chi la vive»).
Un libro, soprattutto – e questo ci piace evidenziarlo – che semina, genera e induce poesia come un inesauribile appello alla gioia dell’imparare e del partecipare, del vivere e condividere, specie il messaggio libero e puro dei versi: «e quando cammini cammina e senti come camminano i tuoi piedi / e quando parli parla e senti come il tuo cervello sceglie le parole / e quando abbracci abbracciai il corpo dell’altro come si affida a te / e quando stringi la mano stringila decisa e forte perché crei un saluto»…
Ci torna in mente naturalmente l’auspicio assoluto della Maria Montessori (la grande pedagogista che scrisse La scoperta del bambino); ma anche l’intenzione caparbia della Elsa Morante (ben oltre i sogni narrativi, le esperienze forse ancestrali di Menzogna e sortilegio e L’isola di Arturo) di immaginare tutto un mondo – il nostro stesso mondo (ma non è ora un richiamo a Greta o a giovani che protestano dove i grandi mai riescono, mai vogliono e mai cedono), salvato dai ragazzini… Con questo stesso spirito, Anna Maria celebra “il mese delle rose”, e ne scrive come immaginando un dolce canto fiorito che tutti ci chiama e ci riguarda: «in Italia noi bambine odoriamo le rose / con naso calmo e gli occhi nel colore / le mie amiche indiane buttano i petali nel Gange / per salutare le nonne che torneranno a rinascere»…
Curiosamente, è un libro che ci aspetta, sì, ma anche ci guarda – e ci guarda proprio con lo stesso volto creato da una bambina del campo di concentramento di Terezin. La storia passa sempre da qui, dalla sacrosanta memoria storica; ma egualmente ci serve la via del sogno e il pellegrinaggio dell’esperienza. Anche, amatissimo, un “diario nell’erba”, che impara e insegna allo stesso modo, come fa lo sguardo e il percorso in fondo di ogni vero, schietto poeta: «le api ronzano dentro il profumo delle viole / mentre il venticello caldo sposta / confonde i miei pensieri / e l’erba del prato».
Plinio Perilli